sabato 6 agosto 2011

Lettera aperta

Questa lettera ci è stata inviata in data odierna dal Comitato Promotore Se Non Ora Quando

Lettera aperta

In questo periodo di gravissima difficoltà sentiamo la responsabilità di rivolgerci a tutti coloro che ricoprono funzioni istituzionali, in ogni ambito della vita sociale, politica, culturale, religiosa del nostro paese.
L’Italia ha un drammatico bisogno di un grande sforzo collettivo che riesca a trarla fuori dallo stato di crescente fragilità internazionale e di crisi istituzionale e politica che la blocca.
Il movimento SeNonOraQuando è nato per difendere e riaffermare la dignità delle donne, ma si è consolidato, ampliato, diffuso perché abbiamo collegato la penosa condizione delle donne italiane al generale declino del paese. Abbiamo detto che l’Italia non è un paese per donne perché non è stato riformato lo stato sociale, non lo si è reso produttivo.
Nessuno dei governi e delle coalizioni governative che in questi due ultimi decenni si sono succeduti ha saputo o voluto adeguarlo alle straordinarie trasformazioni che hanno visto le donne protagoniste, ostacolando così significativamente un loro pieno accesso al mondo del lavoro. Come tutte le statistiche ci raccontano, le italiane vivono assai male e non godono pienamente dei diritti di cittadinanza, perché in Italia non è stato attivato uno dei motori che altrove in Europa ha reso possibile la ripresa della crescita.
Ora è tutto il paese che ne sta pagando duramente le conseguenze.
Cambiare lo stato sociale e fare dell’Italia un paese vivibile anche per le donne è un’urgenza civile ed economica, di cui per fortuna sta crescendo la consapevolezza, come testimonia tra l’altro l’ultima relazione annuale del governatore della Banca d’Italia. Ma per farlo occorre una convergenza di intenti fuori dall’ordinario, uno sforzo comune per superare resistenze corporative, miopie di parte e vischiosità di privilegi.
A questa convergenza, in vista di un bene comune, si è ripetutamente appellato il Presidente della Repubblica e noi, richiamandoci alle sue parole, chiediamo a voi tutti, ognuno secondo le proprie responsabilità, di sollecitare e promuovere la formazione di una comune volontà riformatrice, capace di coraggiosi cambiamenti e innovazioni profonde. Appare ormai indispensabile, in una fase che è stata definita di ‘debolezza della politica’, che tutta la società civile si faccia carico dei cambiamenti necessari attraverso una più attiva partecipazione.
L’Italia è smarrita e angosciata per il proprio futuro, ma ha enormi risorse e grandi energie inespresse e quelle delle donne sono sicuramente tre le più salde seppure misconosciute.
E’ il momento del coraggio e della lungimiranza.

Il Comitato Promotore Se Non Ora Quando

1 commento:

  1. DEMOCRAZIA DIRETTA: SE NON ORA QUANDO?
    Paolo Barbieri 12 giugno 2010

    Così aprivo, in quella data, sul forum di L&G(vedi). Per questo mi sento vicino a Voi, come il 13 feb a Genova in sciarpa bianca.
    La Vostra condivisibile lettera aperta, sbaglia destinatari: chi occupa le funzioni istituzionali ha già fallito e consumato la sua credibilità.
    ...I destinatari sono le libere eccellenze della Società Civile, il Vostro SNOQ, le associazioni. Ma attenzione: i capetti maschi sono "malati" naturali di competitività e litigiosità, tendono a sfasciare ogni aggregazione non sapendo rinunciare al ruolo di "primedonne" che deve toccare a Voi per dare concretezza al progetto e mirare a COSTRUIRE LA RIVOLUZIONE MITE. Mite nel modo nonviolento, ma aggressiva nelle pretese e incoercibile nel perseguirle con gli strumenti della DEMOCRAZIA DIRETTA che la Costituzione mette a disposizione del popolo e l'USO ESTREMO DELL'ART. 71, CONTRO LA CASTA, PER LE RIFORME.
    L'art. 71., "proposta di legge di iniziativa popolare", non ha prodotto finora una sola legge per la scarsa sensibilità democratica dei nostri parlamenti. L'"USO ESTREMO" si concretizza nella proposta NON di una sola legge, ma bensì di almeno 10, le più attese e desiderate dalla cittadinanza, le più promesse e disattese dalla politica, redatte dai migliori esperti della Società Civile e sottoscritte secondo le norme costituzionali da almeno 50 mila elettori, 100 mila per sicurezza. Poi verrà lanciata una "Petizione Popolare" per raccogliere 10/15 milioni di firme a sostegno del decalogo.
    Questa cifra importante, in consonanza con l'articolo 1 che sancisce la sovranità della volontà popolare, conferirà all'iniziativa della Società Civile un severo carattere di REFERENDUM PROPOSITIVO-IMPOSITIVO , renderà cioè impossibile da parte del Parlamento l'atteggiamento di indifferenza che normalmente esso riserva alle leggi d'iniziativa popolare, ne impedirà l'occultamento e l'insabbiamento, ma ne obbligherà la discussione e l'approvazione.
    Qualora il parlamento volesse continuare nella sua condotta prevaricatrice, ci resterebbe il "conclave laico", l'assedio dei "palazzi", non violento, ma ermetico fino ad approvazione avvenuta. La cittadinanza ha dimostrato in mille e una manifestazione, col 13 febbraio e coi referendum di essere pronta a mobilitarsi per decidere direttamente del proprio futuro!
    Paolo Barbieri

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