venerdì 30 settembre 2011



La trovate anche alle pagine "Chi siamo" e "Materiali"

Report mercoledì 28
 
Mercoledì, numerose e vivaci come sempre, ci siamo confrontate sull'esito dell'incontro di Massa ovvero la nascita della rete toscana dei comitati SNOQ e su questo avete ricevuto i dettagli attraverso il bel verbale inviatoci dalle compagne di Massa.
La nostra discussione ha tenuto al centro le impressioni di coloro che sono state presenti ovvero Antonia, Samantha, Elena, Ilaria, Costanza, Angelina ed io.
Tutte abbiamo concordato sulla ricchezza del dibattito, sull'energia forte e compatta che ha animato la discussione (Ilaria dice che é molto simile alla nostra, concordo), sulla volontà ferma di strutturarci a livello regionale e sullo straordinario ed inaspettato riconoscimento che il comitato di Siena ha ricevuto. I nostri metodi ed i nostri contenuti, in sintesi il lavoro di questi mesi con i frutti che ha prodotto, hanno suscitato interesse al punto che la carta di intenti é divenuta il punto di riferimento per la costruzione di un analogo documento proiettato a livello regionale. Abbiamo avuto la possibilità di misurare in positivo la distanza fra noi e gli altri Comitati che a loro volta si sono sentiti stimolati dalla impostazione e dal lavoro del nostro laboratorio.
Il prossimo incontro ci vedrà a Pisa, su proposte delle compagne di quella città, ci comunicheranno la data.
Ma veniamo al secondo punto ovvero l'incontro che si terrà domenica prossima a Roma su proposta del comitato promotore. Anche di questo avete letto la lettera che lo motiva.
Per noi sarà a Roma Tatiana e Patrizia (quest'ultima é una compagna che é venuta per la prima volta mercoledì). Pensiamo quindi che dovrà assumersi Tatiana la responsablità di rappresentarci.
Difficile capire dalla lettera, piuttosto generica, cosa succederà e soprattutto cosa proporranno le compagne romane. Noi abbiamo pensato che
- sarà opportuno anche in quella sede descrivere con cura il nostro lavoro e condividere con le altre il senso e le prospettive che stiamo dando, sottolinenando la preziosità del lavoro sui territori
- se sarà messa all'o.d.g una manifestazione, la nostra preferenza va verso molte manifestazioni in molte città (su questo concordammo tutte anche a Massa)
- é necessario fare presente che convocazioni in tempi così stretti, rendono difficoltosa la partecipazione, dovendo fare
Oltre queste semplici previsioni é difficile andare, per cui vediamo...
Finisco con la richiesta di Elena Pullara che lei stessa ci ha inviata nel dettaglio, dopo avercela proposta in vivo, ovvero una nostra eventuale presenza, tutta da organizzare, alla 4 giorni di occupazione della Lizza (10/14 settembre) da parte di Indignati, Cobas, LinK, movimento per l'acqua (forse dimentico qualcuno). Questo pomeriggio (venerdì 29 alle 18) si terrà sempre alla Lizza, una riunone organizzativa. Forse se qualcuna potesse andare, avremmo qualche elemento in più per decidere. E comunque ci siamo rese disponibili a prendere in considerazione la proposta, così come abbiamo fatto con il PD e con SEL.
La prossima riunione che si terrà mercoledì prossimo 5 ottobre alle 17,30 presso le Stanze della memoria, ci vedrà quindi impegnate a discutere di questo e dell'esito dell'incontro di Roma.
Credo che questo implichi l'ennesimo rinvio dell'anteprima del video del 9 e 10 luglio così come il confronto sull'iniziativa che continua ad essere un desiderio di tutte noi. Portiamo un'altra pò di pazienza...
A presto 
Albalisa
 

mercoledì 28 settembre 2011

Sabato 24 settembre si è tenuto a Massa il 1° incontro dei Comitati Se Non Ora Quando della regione Toscana. Di seguito il testo del comunicato stampa e gli interventi dell'incontro


Nell'ambito della festa "Tutta Un'altra Città" presso il Parco della Rinchiostra a Massa, sabato 24/09/2011 si sono incontrati i Comitati Se Non Ora Quando della Regione Toscana.
Sono arrivate cariche di entusiasmo e voglia di fare donne da Firenze, Pisa, Siena, Prato, Pistoia, Livorno che insieme a quelle del Comitato di Massa hanno raggiunto un numero di circa cinquanta che disposte in cerchio hanno dato il via alla RETE REGIONALE DEI COMITATI SNOQ, ad un processo di rivoluzione culturale che riprendendo il filo del 13 Febbraio, passando per le giornate del 9 e 10 Luglio vuole portare questo paese al superamento della condizione in cui le donne versano oggi.
Una rivoluzione culturale per mettere in atto nell'immediato futuro non solo il miglioramento della condizione femminile nel nostro paese, ma anche e soprattutto l'essere promotrici di questo cambiamento culturale necessario, che porti le donne ad essere sempre più parte attiva e propositiva. E' stato constatato come il modello maschile politico, sociale e culturale stia fallendo e di conseguenza ci siamo date degli obiettivi a breve termine per essere incisive sia a livello locale, che regionale, che nazionale.
Verrà stilata una carta di intenti per ciascun Comitato SNOQ entro la fine di Ottobre, dopo di che si terrà il secondo incontro regionale dove tutte le carte convergeranno in un'unica carta di intenti comune. Questi i primissimi passi per far entrare nelle agende politiche le priorità della condizione femminile in base alla quale si misura il grado di democrazia e civiltà di un paese.


Il Comitato Se Non Ora Quando della Città di Massa




Interventi dell'incontro >>






venerdì 23 settembre 2011

Report 21 settembre

Dunque abbiamo discusso ed approvato la NOSTRA CARTA DI INTENTI ovvero un profilo preciso e dettagliato del nostro essere ed agire come soggetto politico. (La trovate nel post precedente)
Vorrei concludere questa importante fase del nostro lavoro con un piccolo aneddoto.
Ieri sera alla nostra riunione erano presenti oltre a Stella, la figlia più piccola di Giulia che ormai definirei la nostra mascotte, anche due bambine più grandicelle: Vittoria e Alicia detta Pinga.
Le avevo temporaneamente in carico ed hanno viaggiato per le stanze della CGIL, poi si sono sedute con noi, l'una Vittoria, disegnando, l'altra Pinga, scrivendo, in un foglio che poi mi ha consegnato, queste parole  che trascrivo compresi gli errori di ortografia:
 
"Qui alla Lizza, alle stanze dela CGIL il 21 Setembre ale ore 17 e 5 conciepire la libertà delle donne con organizzazione competenza e condivisione"
 
Quale migiore augurio......Albalisa

La nostra carta di intenti

E’ importante partire dalle parole pronunciate nella riunione di bilancio tenutasi dopo i giorni del 9-10 luglio per definire il gruppo: inclusivo, autonomo, trasversale, stabile, organizzato

Inclusivo
Le modalità di relazione che ha scelto il femminismo sono antiautoritarie poiché importanti sono la presa di coscienza, la presa di parola di tutte partendo dal corpo, l’esperienza e la storia di ogni singola, da qui la scelta di non darsi forme organizzative tradizionali.
Nel gruppo ci sono specificità diverse, provenienze diverse, età diverse, condizioni culturali e socio-economiche diverse che si esprimono nella massima libertà e tutte danno il loro contributo alla ricchezza di elaborazione del gruppo; non esiste una linea né è richiesta l’unanimità, esistono critiche e conflitti che fanno crescere il gruppo.
L’inclusività va di pari passo con la capacità di gestire i conflitti.

Autonomo
Il gruppo è indipendente da tutte le associazioni e i partiti esistenti e riconosce nel confronto e nel dialogo un valore da perseguire.

Trasversale
E’ un luogo di elaborazione politica femminista e della specificità delle donne, un luogo di relazioni e di riflessione, un punto di riferimento per tutte quelle che hanno voglia di ripensare e discutere la loro condizione, partendo da sé e dalla propria esperienza.
La nostra analisi però non può limitarsi alla “questione femminile” , ha molto da dire non solo su questioni specifiche (procreazione assistita, violenza maschile contro le donne, ecc) ma anche sui fenomeni che investono la società: la crisi dei partiti e la democrazia, la crisi dell’attuale modello di sviluppo e l’economia, la xenofobia e il valore delle relazioni , il degrado del pianeta e l’ambiente, la filosofia e la scienza, la religione e la laicità, ecc…
Ciò comporta la necessità di recuperare il punto di vista radicale delle donne sul rapporto tra i sessi e di capire come le problematiche del corpo femminile siano al centro della vita pubblica in modo mortificante.

Stabile
Il nostro movimento non nasce dal nulla, ha radici lontane e diversificate ed intende essere un soggetto politico partecipato e non contingente.

Organizzato
Al gruppo aderiscono liberamente singole donne e non associazioni. Così come il gruppo non entra a far parte di un’altra associazione. Evitando l'errore di applicare formule organizzative precostituite, vogliamo sperimentare moduli che nella loro composizione tengano conto di questi criteri: flessibilità, fiducia e valorizzazione reciproca, competenza, condivisione. 
Riteniamo infine necessario introdurre due concetti fondamentali per la costruzione di un soggetto politico ovvero rappresentanza e partecipazione.

Rappresentanza: Ognuna di noi rappresenta se stessa e tutte insieme condividiamo l'appartenenza al gruppo, dandoci autorevolezza reciproca.
Di volta in volta individuiamo chi tra noi, in modo naturale, per capacità, desiderio o esperienza, possa rappresentarci al meglio sia all'interno che all'esterno, tenendo conto della necessità di crescere e far crescere tutte e verificando sempre l'efficacia delle nostre scelte.

Partecipazione: Partecipare significa assumere responsabilità verso se stesse e verso il gruppo; riconoscere a tutte la possibilità di esprimersi in modi differenti a seconda delle proprie possibilità, situazioni di vita, capacità, sensibilità, desideri; impegnarci per il raggiungimento degli obiettivi e dei progetti che di volta in volta decidiamo, con costante attenzione al nostro agire e ai risultati.



Le Donne del 13 Febbraio Siena – Comitato SNOQ – Laboratorio politico



sabato 17 settembre 2011

fino a dove...la nostra pazienza?

Questa mattina, sabato, ho assistito al solito dibattito su Omnibus/LA7, tutto incentrato naturalmente sulle ultime vicende del Satripo (potete vedere la puntata qui).
Ebbene non credevo alle mie orecchie, ormai abituate peraltro a tutto, ascoltando le parole di uno dei presenti, il giornalista Fabio Torriero,  il quale nel tentativo da prestigiatore di allontanare le responsabilità del suo datore di lavoro/Satripo, ha chiamato in causa niente popodimeno chi?  Ma il '68 e soprattutto lil movimento delle donne che, secondo lui, sono passate dal rivendicare l'UTERO ETICO con lo slogan "l'utero é mio e lo gestisco io" all'utero sul mercato. Tutto questo pronunciato con toni di grave e seria condanna morale.
Vorrei sottolineare che nessuno, dico nessuno dei presenti e della presente, visto che in collegamento c'era anche una giornalista del Foglio, hanno avuto un motto non  dico di sdegno, ma quantomeno di fastidio, anzi, sono iniziate e seguite per  tutto il tempo le solite risatine e i soliti ammicamenti tra compari che non mancano mai quando si parla di questi temi.
Ma fino a dove può davvero arrivare la nostra pazienza, fino a quando saremo disponibili a sopportare umiliazioni, rimozioni, negazione, cancellazioni (leggetevi il "bel" programma allegato) e quanta della nostra infinita forza siamo ancora disposte ad investire per continuare a sostenere questo paese con il nostro impegno. La manovra economica sta diminuendo il nostro potere sociale, lo abbiamo ripetuto più volte in questi giorni, declinando questo concetto in mille modi e con mille parole, ma é solo la punta di un iceberg la cui parte più pericolosa e distruttiva é fatta di strutture e modelli sociali e culturali duri a morire perché basati su un potere  che gli uomini non vogliono condividere.
Se dopo le manifestazione del 13 e l'incontro di Siena abbiamo avuto la tentazione di abbandonarci al trionfalismo della felicità e della libertà femminile, dovremmo assumerci di nuovo con autorevolezza e pubblicamente tutte insieme, la responsabilità di essere visibili e soprattutto soggetti di contrattazione politica.
Forse non siamo sufficientemente preparate ad affrontare la radicalità di un conflitto che investe in pieno i nostri corpi, le nostre relazioni affettive,  il cambiamento delle consuetudini, la decostruzione dell'ordine simbolico patriarcale, ma la sfida che il movimento delle donne tutto, quello più antico e quello più attuale, ha lanciato alla società e a sé stesso ha queste carateristiche e queste urgenze. Le difficoltà che ne derivano possono essere superate se socializzate da un movimento politico consapevole e in grado di costruire forza collettiva su questi piani.
Sappiamo che tanti Comitati, così come tanti gruppi, collettivi, associazioni di donne si impegnano ogni giorno nei rispettivi territori, ma dovremmo forse manifestare di nuovo nelle Piazze la nostra forza e soprattutto il nostro sdegno ed il nostro dissenso.
Un caro saluto a tutte Albalisa

venerdì 16 settembre 2011

L'8 settembre il comune di Capannori (Lu), ha organizzato un convegno intitolato ‘1981-2011.Donne, diritti, movimenti. Se non ora, quando? ’che intendeva fare il punto sulla legge 194 a trent'anni di distanza dal referendum abrogativo del 1981. In quell'occasione sono state invitate a prendere la parola Anna Picciolini (sociologa), Patrizia Scarsini (psicologa asl2 di Lucca) e Carla Fronteddu (Le donne del 13 febbraio Siena). 

Di seguito trovate gli interventi di Anna Picciolini e Carla Fronteddu (cliccate sulle immagini).



Anna Picciolini



Carla Fronteddu





venerdì 9 settembre 2011


Intervista di Radio Articolo 1 ad Elisabetta Addis, economista dell'Università di Sassari, sulla manovra economica del governo e gli effetti sulle donne.

Ascolta...






La Repubblica.it, audio intervista a Suor Rita Giaretta: "Sacconi mi fa pena"

Aveva scritto una lettera aperta in difesa della dignità delle donne, prima della manifestazione "Se non ora quando". Ora la religiosa "di frontiera", che nella comunità di accoglienza Rut di Caserta è impegnata contro lo sfruttamento sessuale, dice del ministro: "Sono offesa come cittadina e come consacrata. Certi rappresentanti non sono alla nostra altezza, non votiamoli più"

Intervista di Laura Pertici 

Il Coordinamento delle Donne della CGIL Toscana condanna fermamente il Ministro Sacconi e ne chiede le dimissioni immediate

Comunicato Stampa


Il numero degli stupri in Italia è un bollettino di guerra: 13 al giorno!
13 VITTIME al giorno; 4745 VITTIME in un anno.
Vittime, vittime, vittime! Vogliamo gridarlo senza sosta.

Ed è solo un valore stimato: secondo l'ISTAT, la quasi totalità delle violenze sessuali non viene denunciata dalla vittima, in particolare per le violenze subite dai non partner. Le ragioni più comunemente addotte per la mancata denuncia sono la paura di essere giudicate o trattate male, la vergogna, l'autocolpevolizzazione. Un ruolo importante è giocato anche dalla sfiducia nelle istituzioni.

30 secondi: questo è il tempo che il ministro Sacconi ha impiegato per offendere, calpestare, umiliare, colpevolizzare tutte le donne VITTIME di uno stupro: stuprate due volte e proprio da quelle istituzioni che dovrebbero difenderci, renderci cittadine libere.
Vittime anche del Ministro Sacconi, vittime ancora una volta, condannate e non protette nel loro dolore, nella loro sofferenza, nella loro paura, nella loro vita segnata indelebilmente.

E tutto il resto è silenzio, grave, colpevole, complice: dov’è la ministra delle Pari Opportunità? Zitta, come al solito e quindi complice, anche lei!
E dove sono le compagne di partito di questo mostro? In silenzio, supine, complici anche peggiori di una cultura violenta e misogina che ci vuole tutte oggetti da maneggiare senza cura.

Il coordinamneto Donne della CGIL Toscana condanna fermamente il Ministro Sacconi e ne chiede le dimissioni immediate.
Non è degno di rappresentare le Istituzioni Italiane a nessun livello, non è degno nemmeno di essere più nominato.

giovedì 8 settembre 2011

Nella manovra bis l’ennesimo colpo alle lavoratrici.

Vi segnaliamo un articolo pubblicato su Delt@ dell'8 settembre.
 

DIRITTI. Nella manovra bis l’ennesimo colpo alle lavoratrici

 (Roma) La manovra rafforzata (da 49,8 miliardi a 54,2 miliardi), approvata ieri stasera al Senato con la fiducia, e che prevede, tra i tanti punti una più incisiva lotta all’evasione fiscale, l’aumento immediato dell’aliquota Iva del 20% al 21%, il contributo di solidarietà per redditi sopra i 300mila euro, la modifica del sistema previdenziale, il contributo di solidarietà per redditi  sopra i 300mila euro e l’anticipo al 2014 (rispetto al 2016) dell’inizio dell’innalzamento dell’età’ pensionabile per le donne del settore privato. I 65 anni, ossia l’equiparazione con le lavoratrici pubbliche, si raggiungerà gradualmente nel 2026.
Nessuna modifica per la norma contenuta nell’articolo 8 sui licenziamenti facili e volta a consentire deroghe all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Introdotta durante l’esame in Commissione bilancio, il governo non l’ha mai messa in discussione nonostante lo sciopero della Cgil, sostenendo essere una sollecitazione della Banca Centrale Europea.
Novità anche per le province: via gli accorpamenti per quelle sotto i 300.000 abitanti, ma una riforma complessiva costituzionale che porterà alla loro abolizione e al trasferimento delle loro funzioni alle regioni.
Salve le festività del 1* maggio, 2 giugno, 25 aprile mentre vengono accorpate alla domenica le feste patronali tranne quella di Roma di San Pietro e Paolo (29 giugno).
La Cgil, che ieri su tutto il territorio nazionale ha continuato la mobilitazione per dire no alle nuove modifiche della manovra bis, si è espressa criticamente sulle novità che riguardano l’aumento dell’Iva, l’aumento dell’età’ pensionabile per le donne e la ”beffa” della supertassa. Provvedimenti che allontanano da ogni ipotesi di crescita e colpiscono una volta di più i lavoratori e le lavoratrici, i pensionati e i giovani.
Critica sulle ultime modifiche anche la Cisl, che ribadisce ”la propria contrarietà sull’età’ pensionabile delle donne nel privato all’ulteriore avvicinamento al 2014 della partenza del percorso che porterà nel 2026 alla parificazione. La reintroduzione del contributo di solidarietà sui redditi più alti, sollecitata fortemente dalla Cisl, è purtroppo fortemente depotenziata dall’aver alzato a 300.000 euro il tetto da cui parte la tassazione aggiuntiva del 3%, mentre risulta totalmente assente la tassazione dei patrimoni immobiliari. La scelta di aumentare l’Iva dal 20% al 21%, sia pure limitata solo all’aliquota più alta, graverà sulla capacità di spesa dei redditi più bassi, senza che ci sia la necessaria contropartita della riduzione del carico fiscale su lavoratori e pensionati”.
Il progressivo innalzamento dell’età’ per la pensione delle lavoratrici del settore privato, scatta dunque dal 2014, in anticipo di due anni, e il raggiungimento dei 65 anni, quindi l’equiparazione dell’età con le lavoratrici del settore pubblico, avviene nel 2026. In sostanza il meccanismo di adeguamento viene anticipato di due anni rispetto a quanto previsto nel testo originale della manovra.
Resta invariata la scalettatura dell’aumento dell’età’. Il primo anno, nel 2014, l’aumento è di un mese (quindi il requisito per lasciare il lavoro diventa di 60 anni e un mese), il secondo anno aumenta di ulteriori due mesi, il terzo anno di tre mesi, il quarto anno di ulteriori quattro mesi, il quinto anno di cinque mesi. Dal sesto anno l’età’ sale più rapidamente, sei mesi l’anno, e dal sesto anno in poi fino al penultimo sei mesi ogni anno. Nell’ultimo anno saranno aggiunti ulteriori 3 mesi.
Per la segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, questa decisione è l’ulteriore conferma che questo governo e la sua maggioranza sono  nemici delle donne “perché per costruire bilanciamenti ed accordi fra loro, la cosa più facile e’ stata quella di rendere più presente il colpo alle lavoratrici”.
“E’provvedimento che serve solo a ‘fare cassa’ e che nulla ha a che fare con la presunta parità di condizioni tra donne e uomini. La parità, infatti, non comincia dalle pensioni: nel nostro paese – ricorda Lamonica – la percentuale delle donne occupate è pari al 46%, al confronto della media europea che e’ del 60%, mentre i salari di quelle occupate sono più bassi del 30%, a parità di mansioni, di quelli degli uomini”.
Inoltre, prosegue, ”l’età reale di pensionamento delle donne e’ già oggi più alta di quella degli uomini ed e’ per questo che le lavoratrici sono quasi esclusivamente titolari delle pensioni di vecchiaia e ciò e’ dovuto al ritardato accesso al mercato del lavoro, alla frantumazione della vita lavorativa che spesso e’ piena di buchi contributivi dovuti al lavoro di cura che si scarica sulle spalle delle donne.
Altro che parità di condizioni – conclude Lamonica – ad iniquità si aggiunge iniquità”.
Le donne, non solo lavoreranno di più per raggiungere la pensione, ma per i tagli operati vedranno diminuire anche i servizi. “ Dunque – aggiunge Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato – molto più lavoro e molta più fatica”.
”Peraltro, e non stupisce, i risparmi di spesa derivanti dall’innalzamento dell’eta’ del pensionamento delle donne sono stati, una prima volta, destinati alle donne e poi ’scippati’ dal Governo. Stavolta – conclude Finocchiaro – l’esecutivo non voleva fare la fatica, così non li ha nemmeno destinati alle donne italiane. Se li prende e basta”.
Per l’UDI  Nazionale “In un colpo solo al ministro Sacconi riesce la “quadra”: offendere le donne, le suore, la CGIL e il buon gusto. Emulando il premier Berlusconi che momentaneamente ci risparmia  si  autopromuove barzellettiere in carica.
Alla  festa di Atreju 2011 organizzata dai giovani del Pdl il  ministro  Sacconi per difendersi dalle accuse di aver favorito con l’articolo 8 della Manovra i licenziamenti delle aziende, ha raccontato una barzelletta che lui stesso definisce “un po’ blasfema”.
Una truce e vecchia barzelletta su un gruppo di suore che vengono stuprate tranne una. Quale? Quella che ha detto No dice la barzelletta e dice Sacconi.
Il segretario della Cisl  Bonanni  siede senza battere ciglio al suo fianco.
(Delt@ Anno IX, n. 164 – 165 del 7 – 8 settembre  2011)

mercoledì 7 settembre 2011

6 settembre le donne del 13 Febbraio allo sciopero della CGIL a Siena

Ieri abbiamo partecipato allo sciopero della CGIL. Il comitato senese non è stato l'unico gruppo nato dall'esperienza del 13 Febbraio ad aderire all'appello del sindacato. Molti comitati in tutta Italia hanno espresso la propria adesione attraverso una pioggia di comunicati stampa e una notevole presenza in piazza. Questo è un segnale significativo per noi donne e per tutto il Paese, che ci dà fiducia sul nostro percorso e sulla nostra forza.
A breve pubblicheremo le foto della giornata di ieri. Intanto vi segnaliamo le riflessioni di Ilaria su un punto particolarmente spinoso della manovra e sul nostro impegno e l'intervista a Susanna Cenni sulla manovra finanziaria e sulla recente interrogazione parlamentare sui fondi destinati ai centri antiviolenza.

Lettera di Ilaria:

l'articolo 8 prevede non solo la deroga all'articolo18 ma anche esplicitamente (punto 2) che, per la verifica della "produzione" lavorativa, i contratti aziendali possano utilizzare nuove tecnologie...volete qualche esempio? videocamere per vedere cosa fate negli uffici/reparti, controlli sull'utilizzo della mail (non il contenuto ma i destinatari così non si tocca la privacy), verifiche su quante volte andate su internet per motivi non lavorativi etc
Un lavoro stile Grande Fratello (di Orwell), disumanizzato, quindi non più lavoratori ma schiavi.

Allora mi sono chiesta ma chi è questo ministro a cui tanto importa la produttività dei lavoratori? chissà che esperienze lavorative fondamentali ha fatto per arrivare a questo testo..giro un po' in rete (da casa ovviamente) e scopro che dall'età di 29 anni (quando è stato eletto per la prima volta alla Camera per il PSI corrente De Michelis) questo personaggio non ha mai lavorato in senso stretto cioè non ha una professione. E quando non era eletto è stato consulente di Berlusconi al Governo o in un'agenzia dell'Onu, che risulta infatti quale sua ex professione nella scheda del Senato.

Allora mi sono sentita veramente scoraggiata perché contro una realtà come questa fatta da un Parlamento e soprattutto un governo costituito per la maggior parte da uomini insensibili e lontano dalla realtà lavorativa credo si possa fare poco o nulla.

Per questo ho voluto scrivervi, perché domani non volevo rubare tempo alla riunione ma volevo farvi partecipi in qualche modo delle mie riflessioni sul nostro futuro come movimento, in fondo non sono cose nuove ne abbiamo sempre parlato:

 credo che noi come donne e parte attiva della società civile abbiamo una grande responsabilità e questo inverno dovremo necessariamente occuparci anche di argomenti come l'economia e il lavoro e non solo di tematiche femminili, dovremmo impegnarci fin da subito per raccogliere le firme per l'abrogazione della legge elettorale attuale che questi uomini ci ha regalato, dobbiamo fare politica a largo raggio per far capire che il nostro voto (amministrativo o politico) non è una delega in bianco, dobbiamo riprendere le richieste fatte ai candidati e candidata a Sindaco e non abbandonarle.

Tutto questo non per mania di protagonismo ma perché se possiamo dare il nostro contributo è un dovere darlo in un momento di crisi come questo, non possiamo più tirarci indietro, non ce lo possiamo più permettere.
Se vogliamo incidere nella vita politica del nostro Paese, se vogliamo essere considerate a tutti gli effetti un Soggetto Politico, se vogliamo che il nostro punto di vista differente sia preso in considerazione, credo che questa sia l'unica strada percorribile.

Vi abbraccio tutte, a domani
Ilaria

Intervista a Susanna Cenni:

laRepubblica-Firenze.it 6 settembre 2011

Cenni: "Non potevamo che essere in piazza"

Parla la parlamentare senese che stamattina ha partecipato allo sciopero generale

di CARLA FRONTEDDU "Credo che oggi non si potesse essere altrove se non in piazza. Non lo dico soltanto in veste di parlamentare, ma in veste di dipendente del pubblico impiego, che è uno dei comparti più massacrati. Quella di oggi è la prima grande manifestazione popolare di reazione ad una manovra che non sta in piedi; è il mondo del lavoro che reagisce". Così Susanna Cenni, parlamentare toscana del Pd.

Cosa direbbe ai suoi colleghi di partito che nei giorni scorsi hanno bocciato lo sciopero indetto dalla Cgil?

"Rispetto la posizione di tutti, ma credo che abbiano sbagliato tempo e contesto per esprimere una sensibilità diversa".

Il comitato Se non ora quando di Siena, di cui lei stessa fa parte, e molti comitati SNOQ in Italia hanno aderito allo sciopero. Cosa pensa di questa rinnovata vitalità femminile?

"E' il segno non solo del protagonismo femminile, che mi auguro non si fermi, ma soprattutto di una fetta di speranza nel rinnovamento di questo Paese e della classe dirigente".

Quali conseguenze sulla vita delle donne intravede tra le righe della manovra?

"In questa manovra, che ci tengo a ricordare è la terza in un anno, si profilano conseguenze molto pesanti per le donne. Il governo continua sulla strada intrapresa a partire dall'atto assurdo dell'innalzamento dell'età pensionabile delle donne del pubblico impiego e che, a questo punto, riguarda anche il settore privato. Io non
contesto che si debbano rivedere alcune regole previdenziali che riguardano le donne, ma questo può avvenire solo se si mettono in campo politiche di conciliazione e di alleggerimento del peso della famiglia. In altri Paesi europei è questo che è avvenuto, mentre da noi siamo partiti dalla conclusione di un circuito che non si è mai attivato. Ma non è tutto. I tagli che colpiscono il sistema degli enti locali si tradurranno in ulteriore peso sulle spalle delle donne. Mi permetto anche di aggiungere un altro elemento: nel nostro Paese lo studio ha rappresentato un'occasione di riscatto che le donne hanno vinto, continuare a colpire scuola e Università con  gravi tagli, significa ancora una volta colpire le donne".

Quest'anno le donne hanno denunciato il furto del tesoretto derivante dall'innalzamento dell'età pensionabile delle dipendenti statali. Adesso lei e alcune colleghe denunciate, attraverso un'interrogazione parlamentare, un altro scippo: quello ai fondi destinati ai centri antiviolenza.

"Sì. Questa è una storia che ha origine con l'inizio della legislatura. Nel primo provvedimento che il governo ha assunto, fra vari i tagli, figurava tutta la partita dei centri antiviolenza. Su questo tema abbiamo più volte presentato interrogazioni e mozioni, la stessa Ministra Carfagna si è impegnata ripetutamente a recuperare queste risorse, ma ad oggi non c'è nulla di certo. Al contrario, sappiamo dai centri antiviolenza di numerosi territori che la situazione è di grave sofferenza e che queste esperienze straordinarie rischiano di chiudere i battenti".

A che punto si trova l'iter dell'interrogazione?

"Al momento non abbiamo ancora notizie di calendarizzazione, credo che sapremo qualcosa a partire dalla settimana prossima. 

Il 3 agosto il Dipartimento delle Pari Opportunità ha pubblicato un bando di 3 milioni per il finanziamento della rete antiviolenza. Come giudica questa iniziativa?

"Spero che sia un inizio, ma sono poche le risorse per intervenire in questo campo ed è necessario che a questo atto ne seguano altri. Una cosa è certa: noi monitoreremo e vigileremo, perché è in gioco una realtà che non possiamo abbandonare, soprattutto in una fase di tagli così pesanti. Chi aiuterà le donne che hanno subito violenza se non chi aiuterà gli enti locali a mettere in campo politiche di aiuto? Per quanto riguarda la nostra Regione, ad esempio, gli enti si sono attivati moltissimo sul tema della violenza contro le donne, ma è evidente che se verranno messi in atto ulteriori tagli sarà difficile poter dare risposte qualificate".

lunedì 5 settembre 2011

La Cgil in piazza contro una manovra che rompe la coesione del paese e un governo nemico delle donne


Vi segnaliamo un articolo pubblicato su Delt@ sullo sciopero di domani, che include anche il nostro comunicato stampa.
”Uno sciopero per cambiare questa manovra, cancellare le norme che non vanno e cambiarne il segno sociale”. Così, la leader della Cgil Susanna Camusso ha annunciato nei giorni scorsi lo sciopero generale proclamato per il 6 settembre, con 100 manifestazioni territoriali.  Per il Lazio la manifestazione, che sarà conclusa dalla stessa Camusso,  si svolgerà  alle ore 9.00 da Piazza dei Cinquecento fino al Colosseo (Via S. Gregorio). Uno sciopero politico lo ha definito la leader della Cgil, “perché solo la politica può cambiare le condizioni del Paese”. Rispondendo poi alle tante critiche, soprattutto di Cisl e Uil sulla decisione di mobilitare il Paese, così come alle accuse di schierare il sindacato in uno sciopero preventivo, Camusso ribatte: ”Sappiamo che stiamo chiedendo ai lavoratori e alle lavoratrici uno sforzo economico straordinario, non c’e’ bisogno che ce lo dica qualcun altro, lo sappiamo benissimo, ma si chiede un sacrificio straordinario quando le condizioni sono straordinarie e queste lo sono, perché la manovra bis del Governo, che segue quella di luglio,  è bugiarda, profondamente ideologica,  e ancora, depressiva, perché frenerà ancora di più la crescita, e poi è una manovra centralista,  che abbandona il Mezzogiorno alla disperazione, e ancora  ideologica, per le norme sul lavoro  ”estranee ad una manovra di finanza pubblica”, e perché con la cancellazione di feste come il 25 aprile, 1 maggio o 2 giugno, si decide di cambiare l’anima di questo Paese”. Insomma, per Camusso questa manovra è profondamente ingiusta perché pesa solo su quelli che già pagano le tasse.
Invece, aggiunge Ivan Pedretti, segretario nazionale dello SPI – Cgil, “nessuna tassa sui grandi patrimoni, nessun contributo di solidarietà per i redditi oltre i 90.000 euro, mentre si colpiscono nuovamente le fasce di popolazione già duramente colpite con le misure del 2010 e con la manovra di luglio 2011 e successivamente con quelli che seguiranno i provvedimenti all’esame del Parlamento”.
Caduta la proposta di non conteggiare ai  fini del raggiungimento dei 40 anni di contributi per la pensione gli anni di servizio militare o chi ha acquisito la laurea dopo anni di studi, dopo aver innalzato a 65 anni l’età necessaria per accedere alla pensione di vecchiaia per le donne, nel mirino ci sono anche le pensioni di reversibilità, “perché come si sa (e il riferimento è alla proposta di Calderoli) le donne non hanno mai lavorato. E se pure l’hanno fatto, non è giusto che percepiscano due pensioni”. Lo scambio – sottolinea lo Spi – è dunque anzianità contro reversibilità. Un attacco becero alle donne, solo apparentemente rientrato”.
E meno male che questo è un governo amico delle donne!!!  è il lapidario commento diRosi Bindi, che su questo punto promette una dura opposizione e ricorda che, “A percepire questi assegni, spesso unica fonte di reddito sono prevalentemente vedove, donne che hanno passato una vita a lavorare per la famiglia, prendendosi cura dei figli, assicurando aiuto materiale, assistenziale, educativo, che ha prodotto una ricchezza anche economica per il paese senza che venisse mai riconosciuta o quantificata”.
 “Come se non bastasse  - ha dichiarato la presidente dell’Assemblea nazionale del Pd  - pur di non toccare gli evasori, i privilegi e i grandi patrimoni e ridurre sul serio i costi della politica, il Governo (ricordiamo che il decreto della manovra correttiva sarà in Aula al Senato martedì pomeriggio) non trova di meglio che colpire anche i diritti universali delle persone disabili, malati gravi e gravissimi che con l’assegno di accompagnamento coprono una quota dei costi delle badanti, supplendo così alle lacune di questo governo che non ha mai fatto decollare una seria rete di assistenza per i non autosufficienti. Bossi vada altrove a raccontare che la Lega difende le pensioni e la povera gente, perché alle sue mistificazioni e alla sua propaganda non crede più nessuno”.
”Davvero non c’e’ alcuna spiegazione razionale alla proposta del ministro Calderoli che se la prende con chi secondo lui ‘non ha mai lavorato’ – spiega Antonio Misiani, tesoriere del Partito democratico – dimenticando il peso che le donne si assumono e si sono sempre assunte nell’assicurare l’organizzazione della vita delle famiglie mentre non fa una piega su chi evade le tasse, su chi imbroglia lo Stato e la fa franca da sempre”. ”Di fronte a tanta sfrontatezza non ci sono parole”.
Per le donne dell’UDI di Napoli – che parteciperanno coi loro simboli allo sciopero e invitano tutte a esserci e a scandire le parole delle donne – “lo sciopero non basta, come non basta nessuna delle forme di protesta messe in atto in questi giorni dalle varie “parti lese”.
Nessuna delle proteste rappresenta tutto ciò che alle donne è stato inflitto e opposto con l’arma economica alle lavoratrici, alle casalinghe, alle madri, alle studentesse.
L’appartenenza al genere femminile è la risorsa, il serbatoio al quale attingere, senza contropartite, senza mai risarcimento.
Negli ultimi dieci anni di attraversamento “della crisi” sono stati rubati soldi alla sanità pubblica, ai centri antiviolenza, alle pensioni, al supporto alla vita degli aventi diritto alla solidarietà, dai bambini agli anziani, dagli svantaggiati fisici ai minori a rischio, alla salvaguardia dell’ambiente.
Questa finanziaria come tutte quelle che l’hanno preceduta è il frutto di una scelta ideologica: ignorare le donne nelle loro titolarità.
I diritti delle donne sono il punto di partenza per un cambiamento nel quale i privilegi non hanno spazio, la confusione è una delle strategie per non abbandonarli.
La nostra è una partecipazione che richiama tutti alla responsabilità di iniziare il cambiamento che tutti dicono di volere e che troppi non hanno il coraggio di affrontare”.
Anche le donne del 13 febbraio di Siena – comitato Snoq aderiscono allo sciopero dalla CGIL, e in un comunicato ribadiscono: Nell’ultimo mese abbiamo letto e udito dal governo le proposte più indecenti che dimostrano l’inaffidabilità e l’incapacità della maggioranza di gestire la cosa pubblica.
L’assenza di una seria progettualità suscita in noi una grande preoccupazione in particolare perché questa manovra che cambia continuamente aspetto, fa presagire  un futuro di precarietà, solitudini, forti disuguaglianze sociali.
In questo quadro già di per sé allarmante, sappiamo che le donne  pagheranno il prezzo più alto.
I tagli alla spesa pubblica e agli Enti Locali si tradurranno inevitabilmente nella riduzione drastica di servizi, già di per sé insufficienti a garantire un reale sostegno alle famiglie, in un paese dove culturalmente il lavoro di cura è affidato esclusivamente alle donne. Per le giovani donne tutto questo si traduce nel rinvio o nella rinuncia definitiva alla maternità.
In Italia meno della metà delle donne lavora e la maggior parte di queste sono precarie; nonostante ciò, questa manovra non lascia intravedere nessuna riforma strutturale che modifichi lo stato delle cose.
I dati ci dicono anche che è crescente il numero di donne che non cerca più  lavoro: non cercare più lavoro significa arrendersi alla propria condizione di subordinazione, chiudersi all’interno della famiglia che non sempre si rivela così protettiva, mettere una forte ipoteca sul proprio futuro rinunciando alla sicurezza della pensione.
Inoltre i continui balletti intorno alla riforma del sistema pensionistico, non tengono conto del doppio lavoro svolto dalle donne dentro e fuori casa.
Le conseguenze di tutto questo influiscono negativamente sul percorso di emancipazione e di autodeterminazione delle donne, riducendo gli spazi di libertà e di scelta che ognuna ha faticosamente conquistato.
Le donne del tredici febbraio di Siena, il 6 settembre scenderanno in piazza a fianco della CGIL per affermare i valori della partecipazione politica, della libertà, della responsabilità, dell’equità, della dignità del lavoro”.
Anche l’ Auser  sostiene e condivide pienamente le motivazioni dello Sciopero Generale contro una manovra fortemente iniqua, senza piani strutturali di contrasto all’evasione fiscale e di crescita economica.
“ Con le due manovre di luglio e di agosto, il Governo che aveva, fino ai giorni precedenti, sempre negato la gravità della situazione finanziaria, produttiva e occupazionale del Paese,  ha imposto più tasse a carico di chi già le paga (lavoratori dipendenti e pensionati), ha tagliato i servizi locali, si accinge, con la delega fiscale e assistenziale, a liquidare l’assistenza. Si tratta oltretutto di misure che aggravano la stagnazione produttiva e la crisi occupazionale.  Particolarmente deprecabili sono le misure contro l’inserimento lavorativo dei disabili e il rinnovato attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
E’ possibile una manovra diversa che leghi il risanamento dei conti pubblici al rilancio della crescita economica e dell’occupazione.
Auser sostiene la proposta della Cgil: un piano strutturale di contrasto all’evasione fiscale; l’introduzione di un’imposta patrimoniale ordinaria sule grandi ricchezze; un’imposta straordinaria sui grandi patrimoni immobiliari; la qualificazione e la valorizzazione dei servizi pubblici; la difesa della previdenza, della sanità,dell’assistenza pubblica; la difesa dei diritti democratici dei lavoratori.
Contro le inique manovre del Governo, a sostegno della piattaforma della Cgil, Auser invita i dirigenti, i volontari, i soci, i cittadini tutti a sostenere le ragioni dello sciopero e a partecipare alle manifestazioni indette per il 6 settembre”.
(Delt@ Anno IX, n. 162 del 19 luglio – 5 settembre  2011)

domenica 4 settembre 2011

LE DONNE DEL 13 FEBBRAIO DI SIENA – COMITATO SE NON ORA QUANDO aderiscono allo sciopero del 6 settembre 2011, indetto dalla CGIL.


Nell’ultimo mese abbiamo letto e udito dal governo le proposte più indecenti che dimostrano l’inaffidabilità e l’incapacità della maggioranza di gestire la cosa pubblica.
L’assenza di una seria progettualità suscita in noi una grande preoccupazione in particolare perché questa manovra che cambia continuamente aspetto, fa presagire un futuro di precarietà, solitudini, forti disuguaglianze sociali.
In questo quadro già di per sé allarmante, sappiamo che le donne pagheranno il prezzo più alto.
I tagli alla spesa pubblica e agli Enti Locali si tradurranno inevitabilmente nella riduzione drastica di servizi, già di per sé insufficienti a garantire un reale sostegno alle famiglie, in un paese dove culturalmente il lavoro di cura è affidato esclusivamente alle donne. Per le giovani donne tutto questo si traduce nel rinvio o nella rinuncia definitiva alla maternità.
In Italia meno della metà delle donne lavora e la maggior parte di queste sono precarie; nonostante ciò, questa manovra non lascia intravedere nessuna riforma strutturale che modifichi lo stato delle cose.
I dati ci dicono anche che è crescente il numero di donne che non cerca più lavoro: non cercare più lavoro significa arrendersi alla propria condizione di subordinazione, chiudersi all’interno della famiglia che non sempre si rivela così protettiva, mettere una forte ipoteca sul proprio futuro rinunciando alla sicurezza della pensione.
Inoltre i continui balletti intorno alla riforma del sistema pensionistico, non tengono conto del doppio lavoro svolto dalle donne dentro e fuori casa.
Le conseguenze di tutto questo influiscono negativamente sul percorso di emancipazione e di autodeterminazione delle donne, riducendo gli spazi di libertà e di scelta che ognuna ha faticosamente conquistato.
Le donne del tredici febbraio di Siena, il 6 settembre scenderanno in piazza a fianco della CGIL per affermare i valori della partecipazione politica, della libertà, della responsabilità, dell’equità, della dignità del lavoro.

Siena, 2 settembre 2011

sabato 3 settembre 2011

Lacrime femminili...

Per la serie "Solo le donne piangono per amore", vi segnaliamo questo articolo su "gli uomini cerotto".


PARIGI - Alto, bruno, 23 anni, originario di Bordeaux. E' l'identikit di Jerome. Tra le sue passioni ci sono il sushi e la musica pop. Gli stessi gusti di Leo, marsigliese, un metro e ottanta, biondo con occhi azzurri. Due ragazzi qualunque, studiosi e amanti dello sport, che sono diventati "uomini cerotti". Accade in Francia. Qui è nato Hommepansement 1, "il primo rimedio virtuale alle delusioni sentimentali". Dopo i siti che aiutano i propri utenti a incontrare l'anima gemella, apre dunque un nuovo portale dedicato a tutte le donne che piangono la fine di un amore.

Compito di questi "cerotti" in carne e ossa, disponibili 24 ore su 24, è ascoltare, consigliare e dare conforto alle ragazze infelici dopo la rottura di una love story. "Così è più facile voltare pagina", spiegano i fondatori, Marcel Rocchesani e Cecile Mariotti. Che puntualizzano: "Il sito non propone uomini kleenex né uomini oggetto o peggio profittatori, ma gentlemen che aiutano e divertono".

E così c'è chi si offre di accompagnare le inconsolabili signorine al ristorante o al cinema, chi le invita per un'uscita di gruppo, chi ancora si limita a chattare con loro attraverso i social network. Chiodo scaccia chiodo, si dice in questi casi. E' davvero così. Le più deluse dal genere maschile che vogliono capire qualcosa di più della psicologia dell'altro sesso possono addirittura affidarsi alle cure di

un "coach-separazione".

Per diventare principesse e cavalieri virtuali è necessario iscriversi compilando il proprio profilo con hobby, gusti musicali e preferenze varie. Anche gli "uomini-cerotto" sottoscrivono la stessa iscrizione ma non possono prendere l'iniziativa. Devono solo aspettare. E sperare di essere scelti. Da oggi, mettere un cerotto su un cuore spezzato è più facile. Basta un clic.

(LaRepubblica, 02 settembre 2011)

Gli spot vergogna con le sexy bimbe

Vi segnaliamo l'articolo di Caterina Soffici su un recente spot che pubblicizza lingerie sexy per bambine.
Di fronte a pubblicità come queste (l'ennesima peraltro)verrebbe da invocare un qualche tipo di regolamenteazione, un'analisi a monte che valuti le comunicazioni commerciali prima che vengano pubblicate, considerato che , fermo restando l'importanza della denuncia di certe "monnezze", spesso una campagna viene ritirata dopo che molte persone l'hanno ormai vista. 




Boobs and Bloomers, ovvero tette e mutande. La scelta del nome sarebbe già ridicola se il marchio fosse di indumenti per adulti. Questa, invece, è lingerie sexy per bambine. A giudicare dalle foto avranno otto o nove anni. Truccate come delle piccole Lolite, in pose ammiccanti, aspiranti donne che imparano a usare il proprio corpo, perché visto come gira il mondo è utile capire fin da piccole che “ogni donna è seduta sulla propria fortuna” (come scrisse Piero Ostellino in un dimenticabile articolo sulCorriere della Sera per giustificare le carriere fulminanti di varie ministre e consigliere regionali Pdl).

Che dire di queste foto? La prima immediata reazione nel vedere delle bambine conciate così è di infinita tristezza, per la pochezza etica e culturale di adulti che usano il corpo di queste ragazzine in modo così spregiudicato. Poi scatta l’indignazione vera e propria. Perché questa campagna pubblicitaria di reggiseni imbottiti per bambine è doppiamente pericolosa.

Se da una parte veicola un’immagine delle donne fondata solo ed esclusivamente sull’avvenenza sessuale, dall’altro è una chiara incitazione alla pedofilia. Guardatele, sembrano delle bamboline di plastica. Sembrano tratte dal sito porno pedofilo invece che dalla campagna pubblicitaria di una ditta olandese che commercializza i suoi prodotti anche in Italia tramite grandi magazzini come la Coin.

La foto delle ragazzine con l’accappatoio ci è stata mandata da un lettore che ha scattato la foto negli spogliatoi dell’Aquafan di Rimini. È già stata segnalata al Giurì della Pubblicità. E su Internet ha già iniziato a circolare una controcampagna, molte persone indignate stanno tempestando il sito della ditta che infatti ha rimosso le foto (almeno dal Web, non risulta per le affissioni) balbettando giustificazione poco plausibili, del tipo non era nostra intenzione avvicinare il marchio alla pedofilia eccetera.

Negli anni Settanta Elena Gianini Belotti scrisse un testo molto interessante (Dalla parte delle bambine, Feltrinelli) dove denunciava il precoce condizionamento delle bambine e spiegava come l’educazione sociale e culturale all’inferiorità femminile si compiva nel giro dei primi anni di vita tramite i giochi, le pubblicità, addirittura i libri di testo scolastici. Lavoro poi aggiornato nel 2007 daLoredana Lipperini in Ancora dalla parte delle bambine, che raccontava come la situazione non fosse cambiata, ma anzi peggiorata da tutto il nuovo merchandising fatto di bambole sexy, trucchi per preadolescenti, cartoni animati, marketing forsennato.

Nessuna delle due scrittrici poteva immaginare di leggere le cronache che ben conosciamo, con vergini offerte al drago, minorenni che si vendono con una spregiudicatezza inquietante, addirittura madri, padri e fratelli che incitano a prostituirsi.

Ogni giorno c’è nuovo materiale per aggiornare ulteriormente quei testi. Viene da chiedersi se è più la realtà che stuzzica l’immaginario o se i due piani viaggiano di pari passo. Di certo queste bambine, alle quali viene propinato come prodotto normale un sexy push up, non diventeranno adolescenti in grado di capire e difendere l’importanza del proprio corpo. Penseranno che è giusto, oltre che lecito, usarlo (Ostellino docet, sempre lui…). E i loro coetanei maschi – per non parlare di pedofili e malati sessuali di altro tipo – si sentiranno sempre più in diritto di usarlo, quel corpo, a proprio gradimento. In fondo il push up serve a sentirsi desiderate, no? Chi preda sessuale si fa, soprattutto se non ha gli strumenti per capirlo e per difendersi, è facile che poi ne subisca la conseguenze. Così adesso sappiamo chi ringraziare se fanno sesso a 12 anni. Se le violenze contro le donne aumentano. Se a 18 anni vorranno rifarsi il seno.