domenica 28 agosto 2011

Lettera di Sonia Tsevrenis

Pubblichiamo qui di seguito la lettera di Sonia Tsevrenis, che contribuisce ad arricchire la riflessione sulla crisi economica e sulla manovra finanziaria, anche in vista dell'imminente incontro con la CGIL.

La CGIL invita il nostro gruppo a un incontro prima dello sciopero del 6 settembre.
In quest’estate impazzita abbiamo letto e udito dal governo le proposte più indecenti, tutte tese a colpire le persone che già pagano a caro prezzo il peso di questa crisi demenziale. Naturalmente si sprecano le proposte che prendono di mira le donne e la loro vita.
A questo proposito, penso che se le donne del 13 febbraio si presentano al tavolo della CGIL dovrebbero per lo meno avere non dico una loro piattaforma ma una chiarezza su alcuni punti che ci sono specifici e che vengono menzionati da Michela Pereira e Albalisa nella loro mail.
Ci si potrebbe scambiare velocemente dei pareri su quali di questi punti insistere? Non dimentichiamo che nonostante abbia eletto una donna al suo vertice, la CGIL resta un’istituzione molto maschile e non so quanto peso vi abbia il parere delle donne. E’ possibile che questo nostro gruppo possa instaurare un rapporto fruttuoso con una rappresentanza di sindacaliste per portare avanti una battaglia sulle nostre richieste condivise?
Intanto le proposte del governo.
1) Aumentare l’età pensionabile fino a 67 anni, inaccettabile se si pensa al doppio lavoro dentro e fuori casa fatto dalle donne.
2) Cancellazione della reversibilità della pensione, un’ulteriore attacco alle donne anziane, nel momento di massima fragilità fisica e psichica, che non hanno mai avuto un reddito non ‘perché non hanno mai lavorato’ come dice quel delinquente di Calderoli, ma perché non hanno trovato lavoro, perché la mentalità maschile arretrata di questo paese le ha relegate in casa, nel lavoro di cura che non conosce né età pensionabile né fine se non con la morte. Da respingere con tutte le nostre forze.
3) Dimissioni in bianco fatte firmare a giovani donne in vista di una possibile maternità. Questo merita una battaglia totale.
4) Una qualche forma di tutela maternità per le donne che hanno contratti a termine. Necessaria in un paese di vecchi come il nostro,
5) Una battaglia per la costruzione di nuovi asili nido, o di altre forme di aiuto alla donna lavoratrice (in Francia e in Germania esistono varie forme di aiuto tipo la tagesmutter, letteralmente la mamma di giorno, cioè piccole strutture famigliari di donne che mettono a disposizione la loro casa con tutti i crismi della legalità e del controllo sanitario per ospitare dei bambini, non più di cinque, per un determinato numero di ore durante la giornata; esistono anche strutture per il tempo libero per i più grandi, dove fanno sport, giocano insieme: da noi al di fuori dell’oratorio che cosa c’è?)
6) Una qualche forma di pensione (che non sia quella sociale di 450 euro) alle donne che tutta la vita hanno fatto il lavoro di cura e che ora si accollano tutto il peso del welfare carente del nostro paese: cura dei nipotini, cura dei genitori anziani e malati: Sembra una richiesta impossibile, a me pare sacrosanta.
7) Ci sono donne immigrate nel nostro paese che sembrano a loro volta nel ‘problema’ femminile un sotto problema in quanto straniere, trattato a parte. Le femministe non se ne sono molto occupate, forse dovremmo smettere di pensare che sono un ‘problema’ specifico dell’immigrazione ma piuttosto un delle tante facce dello sfruttamento femminile.
8) Esiste nel sindacato la pratica delle quote rosa? Metà uomini e metà donne? Se no, sarebbe il momento di rivendicarle!
Tralascio altre questioni sulla condizione delle donne che dovremmo davvero affrontare, ma questa del reddito che consente alle donne di vivere e sopravvivere senza dipendere da un uomo o dalla famiglia mi sembra di grande urgenza.
Sono spunti buttati lì, spero che ne potremo parlare. Sonia T


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