sabato 17 dicembre 2011

No al Razzismo


Care compagne tutte,  al di là dello sdegno che dobbbiamo manifestare con tanta forza e determinazione, magari sottoscrivendo l'appello scritto dalle amiche del comitato di Firenze ed il cui link trovate in calce, sento il bisogno di aggiungere una riflessione. 
Stiamo vivendo una crisi che coinvolge e soprattutto stravolge le nostre vite, rischiando di farci precipitare in una spirale di paura che ci divide e ci fa perdere il senso della comunità. Oggi ci scopriamo più povere non solo economicamente, ma purtroppo anche socialmente ed eticamente.
Stiamo dimenticando che il superamento dell’impoverimento e dell’emarginazione è condizione necessaria perché tutti i cittadini e  le donne in particolare, possano esercitare piena cittadinanza. Epppure in qualsiasi luogo e territorio si viva, questa condizione è  indispensabile e la sua costruzione deve diventare effettiva e praticabile in tutti gli scenari, compresi quelli di crisi.
Se poi accettiamo che all’impoverimento e all’emarginazione si aggiunga l’elemento “razzismo”, un atteggiamento culturale che determina lo svantaggio e l’esclusione sistematici di persone a partire da differenze fenotipiche e religiose e stabilendo categorie in un ordine verticistico, allora  rischiamo davvero di consegnare le nostre coscienze al buio della barbarie. 
Noi donne spesso discriminate e poste ai margini, sappiamo anche essere delle formidabili costruttrici di percorsi di democrazia reale e partecipata.
Opporsi e protestare contro episodi come quello di Firenze e di Torino, solo per ricordare quelli più recenti e gravi, vuol dire anche costruire pratiche  di resistenza collettiva  necessarie a sconfiggere forme di  discriminazione e razzismo che ci troviamo ad affrontare quotidianamente come donne migranti e native. Albalisa
 
http://senonoraquandofirenze.wordpress.com/2011/12/15/coordinamento-regionale-dei-senegalesi-in-toscana-appello/

Condividiamo anche questo comunicato firmato da Farhia Aidid, Monica Cerutti, Celeste Costantino, Mercedes Frias, Fahma Said:
Sulla lotta al razzismo è ora di avviare una seria riflessione con iniziative concrete.

L’assassinio razzista di Modou SAmb e Mor Diop a Firenze è solo l’ultima deprecabile manifestazione della violenza razzista che da anni colpisce rom e migranti in Italia. Non è stato un “regolamento di conti”, come precipitosamente una parte della stampa ha etichettato la strage, con il consueto rimando alla malavitosità dei migranti.
Non si è trattato del gesto isolato di un folle.
È stato il punto di arrivo di un’ideologia violenta, razzista e xenofoba, che germina in contesti politici di destra. Legittimata dalla costruzione politica e culturale del diverso come nemico, bersaglio, capro espiatorio. La strage di cittadini neri, senegalesi, come approdo di una scia di aggressioni sistematiche, perpetrate da singoli o da pezzi di popolo contro altri suoi simili più vulnerabili.
Un elenco fin troppo lungo che parte da Castelvolturno: sei neri, africani uccisi dalla criminalità organizzata.
I pogrom di Ponticelli contro i rom, di Rosarno contro i braccianti agricoli africani hanno avuto come ultimo triste epilogo il raid al campo rom di Torino dello scorso fine settimana.
La rabbia e l’aggressione, i roghi, la furia collettiva di comuni cittadini e cittadine per punire gli indesiderabili sono la manifestazione del razzismo quotidiano che cova e si alimenta dalla propaganda.
Il discorso razzista ha prodotto una grande resa in termini elettorali oggi in Italia.
Forze politiche, come la Lega, hanno fatto del “cattivismo” anti immigrati la propria ragione politica. La criminalizzazione dei migranti e dei rom e’ divenuta strumento di consenso politico, con l’umiliazione sistematica e la mortificazione di ogni diritto come risultato dell’applicazione di politiche discriminatorie.
Propaganda razzista amplificata che crea cultura e effetti materiali che si autoalimentano.
Troppi ammiccamenti della politica, anche a sinistra, e delle istituzioni, nella ricerca del consenso sul terreno della destra, hanno prodotto una profonda devastazione culturale e grandi ferite al diritto e ai principi costituzionali. Facile dichiararsi per i diritti dei piccoli “che crescono insieme ai nostri figli”, dichiararsi antirazzisti quando si è all’opposizione, mentre si lega l’esistenza di milioni di migranti a un precario contratto di lavoro, mentre si rinchiudono donne e uomini migranti nelle galere etniche, in base a quello che sono.
Riteniamo dunque che la nostra agenda politica debba mettere più che mai  al proprio centro:
-          la lotta al razzismo e alla xenofobia in ogni sua manifestazione;
-          l’adozione di provvedimenti per la parità di trattamento dei migranti e contro ogni tipo di discriminazione;
-        l’attuazione del principio di cittadinanza per i migranti come insieme dei diritti civili, sociali e politici, di cui sono ancora privi, in forte ritardo rispetto ad altri Paesi civili. Per questo abbiamo aderito con convinzione alla campagna “l’Italia sono anch’io”;
-          la costruzione di un percorso culturale sostenibile e duraturo che metta in discussione stereotipi e luoghi comuni nella scuola, lo sport, gli eventi culturali, la pubblicità e in particolare nell’informazione.
Vorremmo che questo documento fosse il punto di partenza per la presentazione di ordini del giorno in tutte le amministrazioni in cui siamo presenti e per l’organizzazione di assemblee pubbliche in giro per tutto il Paese.
Farhia Aidid, Monica Cerutti, Celeste Costantino, Mercedes Frias, Fahma Said

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