Accadeva nel luglio 1970
Nel luglio 1970 viene pubblicato il “Manifesto di rivolta femminile” che, dopo una citazione di Olympe de Gouges, del 1791:
Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?
Inizia affermando: “La donna non va definita in rapporto all'uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libertà.
L'uomo non è il modello a cui adeguare il processo della scoperta di sé da parte della donna.”
L'uomo non è il modello a cui adeguare il processo della scoperta di sé da parte della donna.”
Per il testo integrale, di circa una pagina: http://www.universitadelledonne.it/riv-femm.htm
Il Manifesto è una lucida e dolente analisi delle cause della cosiddetta “sussidiarietà femminile”
Alcune parti, oggi, possono sembrare obsolete, ma non bisogna dimenticare che, in Italia, nel 1970:
1. non era ancora sancita per legge la parità fra i coniugi (La legge di Riforma del diritto di famiglia è del 1975)
2. non esisteva il divorzio (la legge è del dicembre 1970 ma il Referendum che ne negò l’abrogazione è del 1974)
3. l’aborto, sotto qualunque forma, era un reato contro l’integrità e la sanità della stirpe (la legge 194 è del 1978)
4. era ancora in vigore il delitto d’onore (abrogato nel 1981)
5. lo stupro non era un reato contro la persona ma solo contro la moralità pubblica (e tale resterà fino al 1996)
In alcune parti, il Manifesto è di una attualità oserei dire agghiacciante, considerato che sono passati oltre 40 aa
“Noi identifichiamo nel lavoro domestico non retribuito la prestazione che permette al capitalismo, privato e di stato, di sussistere.
Permetteremo ancora quello che di continuo si ripete al termine di ogni rivoluzione popolare quando la donna, che ha combattuto insieme con gli altri, si trova messa da parte con tutti i suoi problemi?
Detestiamo i meccanismi della competitività e il ricatto che viene esercitato nel mondo dalla egemonia dell'efficienza. Noi vogliamo mettere la nostra capacità lavorativa a disposizione di una società che ne sia immunizzata. “
Permetteremo ancora quello che di continuo si ripete al termine di ogni rivoluzione popolare quando la donna, che ha combattuto insieme con gli altri, si trova messa da parte con tutti i suoi problemi?
Detestiamo i meccanismi della competitività e il ricatto che viene esercitato nel mondo dalla egemonia dell'efficienza. Noi vogliamo mettere la nostra capacità lavorativa a disposizione di una società che ne sia immunizzata. “
E’ grazie ai movimenti ed alle battaglie delle donne che molte conquiste furono ottenute ed è sempre grazie a loro che si cominciò a studiare ed a dare dignità alla storia delle donne
“Consideriamo incompleta una storia che si è costituita, sempre, senza considerare la donna soggetto attivo di essa.
Nulla o male è stato tramandato della presenza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verità.”
Nulla o male è stato tramandato della presenza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verità.”
Il Manifesto denunciava lo sfruttamento delle donne e la teorizzazione strumentale della loro inferiorità da parte di tutte le enclavi del potere maschile, senza fare sconti a nessuna
“La civiltà ci ha definite inferiori, la Chiesa ci ha chiamate sesso, la psicanalisi ci ha tradite, il marxismo ci ha vendute alla rivoluzione ipotetica. “
La principale redattrice del Manifesto fu Carla Lonzi, in collaborazione con Carla Accardi ed Elvira Banotti.
Carla Lonzi, nata a Firenze nel 1931 e morta nel 1982, fu una grande teorica del movimento di liberazione della donna.
Di lei si ricordano i testi “La donna clitoridea e la donna vaginale” e, forse il più famoso, “Sputiamo su Hegel”.
Gli scritti di Carla Lonzi sono stati recentemente riediti e sono reperibili anche in e-book.
Serenella Civitelli
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