13 febbraio 2011
Se Non Ora Quando?
la manifestazione che ha portato nelle piazze italiane più di un milione di donne
video di Francesca Comencini
DONNE MIE
Dacia Maraini
Mie donne assoggettate che io amo per
somiglianza e rancore perchè vi fate
mettere nel sacco mille volte al giorno
come sciocche sbadate buffe sordomute,
silenziose carnefici di voi stesse,
senza sapere niente di voi, donne mie,
senza sapere che siete malnate, malvissute,
maleamate in questa società di soli uomini
che amano se stessi in voi, come un riflesso.
Donne mie assonnate, vigilate, vinte
dall'inerzia di essere sempre impure e
deboli col sangue fluido tra le gambe serrate.
Donne mie malate di essere donne, voi non
sapete quanto siete malate per mancanza
di orgoglio, di ricchezza, di furore,
voi non volete sapere cosa volete,
siete caute, incredule, forti e senza minaccia,
vi accontentate di fare figli, di baciare
bocche bugiarde e sessi trionfali e credete
come due più due fa quattro che Freud ha
ragione nel paragonarvi a delle floride castrate.
Ma no, porco mondo, non sentite l'odore
della Vienna millenovecentodiciannove? e di un dolce
figlio mutilato che cercava le ragioni della
sua mutilazione? non sentite il solito inganno
di chi si crede al centro del mondo,
dell'universo e di tutti i tempi,
in un delirio di maschio faraonico e sventato?
Donne mie dalle dita che puzzano di aglio,
donne mie dalle vene varicose, gli occhi
feroci, le mani insolenti, la bocca timida,
vi hanno insegnato a essere cretine, povere,
dipendenti, vi hanno insegnato a dire
sempre sì, con astuzia degradante, con
candore massacrante, con vigore represso.
Vi hanno insegnato a lavorare, a ubbidire,
a tacere, a figliare, con gioia e purezza
senza acrimonia, per servire, aiutare,
sostenere, consolare l'uomo, sempre lui,
nella sua smagliante illusione razzista.
Donne di marmo, di pece, di latte cagliato,
voi lavorate ogni giorno senza stipendio
per i figli, il marito, i cugini, i nipoti,
i fratelli, i nonni, i padroni tutti
che vi vogliono belle e pure come oggetti sociali.
Se dite di no vi sembra di fare peccato,
per questo dite sempre di sì, con l'animo
sciolto e la testa piena di fumo amaro,
dite di sì e in cambio ricevete un bacio
di buonanotte dal caro figlio del cuore
su una guancia rugosa che sa di lardo e di acqua sporca.
Donne mie amate, proletarie sempre, anche
quando portate pellicce di visone appese
alle spalle, poveri attaccapanni delle vanaglorie
maschili e siete una proprietà, un lusso,
un oggetto prezioso da accudire e curare
con amore possessivo e gelida tirannia.
Donne mie beate che giocate, ma sul serio
a fare le signore, non lo vedete quanto
siete ridicole e impennate, non necessarie
e perciò inumane, decorative, spente!
non sapete niente dei rapporti umani
basati sul lavoro e aspettate che il
marito vi paghi le sigarette, ma non capite
che con le sigarette vi compra pure
l'orgoglio e l'integrità del cuore?
Donne mie illudenti e illuse che frequentate
le università liberali, imparate latino
greco, storia, matematica, filosofia;
nessuno però vi insegna ad essere orgogliose,
sicure, feroci, impavide. A che serve
la storia se vi insegna che il soggetto
unto e bisunto dall'olio di Dio è l'uomo
e la donna è l'oggetto passivo di tutti
i tempi? A che vi serve il latino e il greco
se poi piantate tutto in asso per andare
a servire quell'unico marito adorato
che ha bisogno di voi come di una mamma?
Donne mie impaurite di apparire poco
femminili, subendo le minacce ricattatorie
dei vostri uomini, donne che rifuggite
da ogni rivendicazione per fiacchezza
di cuore e stoltezza ereditaria e bontà
candida e onesta. Preferite morire
piuttosto che chiedere a voce alta i vostri
diritti calpestati mille volte sotto le scarpe.
Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite,
sappiate che se volete diventare persone
e non oggetti, dovete fare subito una guerra
dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini, ma
contro voi stesse che vi cavate gli occhi
con le dita per non vedere le ingiustizie
che vi fanno. Una guerra grandiosa contro chi
vi considera delle nemiche, delle rivali,
degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria
tutti i giorni senza neanche saperlo,
contro chi vi tradisce senza volerlo,
contro l'idolo donna che vi guarda seducente
da una cornice di rose sfatte ogni mattina
e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere,
scintillanti di collane, ma prive di braccia,
di gambe, di bocca, di cuore, possedendo per bagaglio
solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso
(il dovere di amare vi fa odiare l'amore, lo so)
un amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire
donne mie, strigendoci fra noi per solidarietà
di intenti, libere infine di essere noi
intere, forti, sicure, donne senza paura.
pubblicata da Io vedo. Io sento. Io parlo.
domenica 13 febbraio 2011
C'è qualcuna che non si è commossa, riconosciuta e chiamata in causa in questo scritto? Se c'è, beata lei.
RispondiEliminaGrazie Dacia
da Gianna
Sì concordo, aggiungendo che se ancora avessimo in piedi il progetto per lo spettacolo, questo sarebbe il tanto ricercato finale. Lo terremo da conto. Albalisa
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