giovedì 19 maggio 2011

Le donne del 13 Febbraio di Siena allo sciopero generale della CGIL

(Siena) Le organizzatrici della manifestazione del 13 Febbraio a Siena, ribattezzate Le donne del 13 Febbraio (Delt@ 9.Marzo.2011), proseguono nel loro impegno a rendere produttiva l'energia scaturita dalla mobilitazione Se non ora quando?, sperimentando, giorno per giorno, su se stesse, il forte desiderio di contare, di rivendicare un ruolo da protagoniste e di influenzare la politica.
Il lavoro da loro svolto in questi tre mesi, sta dando vita ad importanti iniziative, a partire dal confronto con i candidati a sindaco della città, a cui si stanno dedicando da giorni (i prossimi numeri di Delt@ ospiteranno le interviste ai candidati sindaco di Siena).
Ma i fronti su cui impegnarsi sono molteplici e la determinazione a far sentire il peso delle proprie posizioni, ha convinto le donne del 13 Febbraio ad aderire allo sciopero nazionale generale indetto dalla CGIL, per questa mattina.
A Siena, il programma della manifestazione provinciale, prevede il ritrovo alle 9 alla Lizza, da dove partirà il corteo, che sfilerà fino a Piazza Duomo.
A conclusione della manifestazione, una rappresentante del gruppo prenderà la parola sul palco della CGIL, dove è previsto che si alternino le testimonianze di disoccupati, pensionati, lavoratori e precari.
Le donne del 13 Febbraio hanno deciso di approfittare di questo spazio di espressione, per declinare i principi che guidano lo sciopero generale, dal loro punto di vista. Le componenti del gruppo, infatti, sono convinte che il problema del lavoro sia inevitabilmente connesso con quello della rappresentanza politica e della violenza. Lavoro, violenza e rappresentanza, erano, non a caso, i grandi items intorno ai quali le donne senesi avevano organizzato la loro presenza in piazza il 13 Febbraio (Delt@ 10. febbraio. 2011)
Nel dibattito interno al gruppo, sono state analizzate le grandi criticità rispetto alla posizione delle donne nel mondo del lavoro: la disparità di reddito, le dimissioni in bianco, le discriminazioni subite al rientro a lavoro dopo la maternità, la maggior esposizione alla povertà (solo per citarne alcune). È emersa, tra tutte, una profonda amarezza, per la solerzia con cui nel nostro Paese vengono recepite le direttive europee, quando si tratta di alzare l'età pensionabile delle donne, mentre non si fa nulla per rendere effettivo, ad esempio, il congedo di paternità obbligatorio. Il discorso non cambia, quando si tratta di quote rosa, che, in un gioco perverso, vengono applicate nei casi in cui sono sfavorevoli per le donne, come nel caso della parificazione dei premi assicurativi per uomini e donne.
Viviamo in un contesto, in cui l'ingresso e la presenza delle donne nel mercato del lavoro è sempre sotto scacco; sembra che la nostra società abbia ingranato la retromarcia rispetto ai diritti faticosamente conquistati dalle donne, inaugurando una nuova forma di disprezzo nei confronti dell'istruzione, della formazione, dell'autonomia personale, conquistata attraverso il lavoro.
Il lavoro, infatti, è una chiave d'accesso imprescindibile per l'emancipazione femminile: senza lavoro si è meno liberi e questo è tanto più vero per le donne, che senza l'indipendenza economica, sono condannate ad un ritorno forzato alla sfera domestica e alla dipendenza familiare.
(Delt@ Anno IX, n. 100-101 del 6-7 maggio 2011) Carla Fronteddu

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